Anche l’archeologo Andrea Gennaro, pone molti dubbi sull’opportunità di concerti Rock-Pop al Teatro Greco di Siracusa.

La fine dello stato d’emergenza, il prossimo e quasi definitivo abbandono delle restrizioni seguite
per combattere il Covid-19 porteranno, finalmente, ad un’estate da vivere in piena libertà. Così,
sfruttando la bella stagione si tornerà a vivere l’esperienza della musica dal vivo, con palazzetti,
stadi e teatri, con capienza al 100%, pronti ad accogliere il pubblico. L’offerta di concerti estivi si
presenta già molto varia e ricca per tutta l’Italia e anche a Siracusa sono in cartellone diversi grandi
eventi pensati per soddisfare i gusti musicali di tutti: da Ludovico Einaudi a Gianna Nannini fino a
Claudio Baglioni ed Elisa. Un programma entusiasmante, non c’è che dire, se non fosse però per la
location scelta, il teatro greco, su cui, infatti, è montata un’accesa polemica. Se, infatti, da un lato
Siracusa rivendica con orgoglio la sua antica grandezza, ricordando sempre le celebri parole di
Cicerone (“avete spesso sentito dire che Siracusa è la più grande città greca e la più bella di tutte”),
dall’altro la città, per usare un eufemismo, non fa molto per conservare il suo patrimonio
archeologico. Così, dopo l’annuncio del programma musicale estivo, Fabio Caruso, noto archeologo
siracusano del CNR, ha, interpretando l’angoscia non soltanto degli archeologi ma di chiunque
abbia a cuore i siti culturali della città, ha lanciato un grido d’allarme. Siamo davvero sicuri- si
chiede l’archeologo- che il teatro antico, un monumento di 2300 anni fa che tutto il mondo ci
invidia, riesca a superare indenne una stagione concertistica così ricca di eventi? Siamo davvero
sicuri che la sede più adatta per un concerto rock, con salti e balli del pubblico annessi, debba essere
il teatro antico? Di fronte alla ricorrente obiezione “Perché Taormina (e molti altri come l’Arena di
Verona o il teatro di Pompei) si e Siracusa no?” , l’archeologo ha risposto facendo notare come la
natura dei due edifici sia completamente diversa. Il teatro di Taormina si sviluppa in elevato ed è
stato oggetto di più restauri nel corso degli ultimi 60 anni, tanto è vero che i gradini su cui ci
sediamo sono più che moderni. Il teatro di Siracusa, invece, è molto più fragile perché scavato “in
negativo” nel calcare bianco e l’usura causata sia dalle condizioni atmosferiche sia dalla “normale”
fruizione potrebbe causare danni quasi irreparabili, cancellando dati utili per la sua corretta
conoscenza storica e archeologica. Per altro, vale la pena aggiungere come lo stesso teatro di
Taormina sia al momento oggetto di interventi di restauro (per circa 150 mila euro), programmati in
bassa stagione e definiti dalla dott.ssa Tigano, direttrice del Parco, come «assolutamente
improcrastinabili per garantire la conservazione del monumento». Di certo il problema delle
condizioni del Teatro greco di Siracusa non è nuovo e già nel 2014 il compianto Soprintendente
Calogero Rizzuto si era dichiarato «profondamente preoccupato» per lo stato di conservazione del
monumento, tanto da avanzare dubbi perfino per la stagione delle rappresentazioni classiche del
2015 (poi effettivamente andata in scena), nonostante la fiducia riposta nelle maestranze dell’INDA.
Le tante promesse della Regione non si sono ancora concretizzate e non risulta all’orizzonte alcun
progetto organico di restauro. Certo è che le condizioni di salute del teatro, dopo quasi 10 anni, non
potranno certo essere migliorate per magia. Così, ci ritroviamo ancora una volta di fronte allo stesso
errato dilemma; se da un lato è fuori di dubbio che gli eventi (ma quali? anche il raduno
automobilistico di qualche anno fa?) facciano anche da traino alla stagione turistica e costituiscano,
con l’indotto, una voce importante nell’asfittica economia siracusana, dall’altro scegliendo come
location proprio il teatro rischiamo di metterne a grave rischio, passo dopo passo, l’integrità e la sua
autenticità. Che fare allora? Per il Comune il problema non sussiste. L’assessore alla Cultura
Granata, forte della sua laurea in Giurisprudenza, ha dichiarato tramite un post sui social che «i
grandi concerti, voluti dalla nostra Amministrazione e dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo,
sono stati scelti con particolare cura … il monumento non corre quindi alcun rischio e i concerti,
tutti di alto profilo e quasi tutti acustici, … daranno un contributo alla varietà dell’offerta culturale
proposta». Sarà…Nel frattempo la diatriba è divenuta di livello nazionale e anche Sgarbi ha
dichiarato il suo no «ai concerti rock come per esempio quello di Gianna Nannini perché il
pubblico è più caotico e meno attento».
Non resta, allora, che aspettare che sia proprio la regina del rock italiano, Gianna Nannini, a
dedicare la sua “Salvami” al teatro antico di Siracusa.
Andrea Maria Gennaro
Funzionario Archeologo, PhD
Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia