I “RU FRATI”. Tra storie vere, leggende, il crollo e l’amore dei siracusani.

Gli scogli dei ” du frati” si trovano a Siracusa,  tra i quartieri di Grottasanta e della Mazzarona, nei pressi di una baia chiamata Costa dei Piliceddi. Una mareggiata di circa tre anni fa, ridimensionò la maestosità dello scoglio più grande dandogli una forma che ad alcuni ricorda un elefante.

Tutti i siracusani per vari motivi sono affezionati a questi due scogli, che rappresentano per molti un marchio di siracusanità, lo stesso Maiorca li amava e  li considerava un patrimonio importante della città. Una buona parte di siracusani ha imparato a nuotare tra quegli scogli e buona parte dei siracusani ha aneddoti legati a quel tratto di mare.

Due leggende sono legate alla nascita di questi due scogli. La prima riconduce la parola FRATI al termine ecclesiastico Frati monaci, la seconda a fratelli che in siciliano appunto diventa Frati.

I Frati Monaci

Un padre Guardiano mandava tutti i giorni un suo frate, un converso, un servitore che aveva compiti umili nel convento, tra cui quello della cucina, a pescare, ma il frate aveva accettato con paura questo compito perché non sapeva nuotare e il padre guardiano lo aveva esortato dicendogli  di pregare che Dio lo avrebbe aiutato. In realtà pescava cercando di recuperare qualcosa tra gli scogli, piccoli polipetti o granchi ma il bottino tutti i giorni era scarso, fin quando un bel giorno gli apparve una bella signora, che gli chiese cosa facesse lì e lui raccontò la sua storia e la sua disperazione nel non riuscire mai a fare una bella pesca. La signora lo invitò a non disperare e a continuare a pregare e non perdere mai la fede e che da quel momento le cose sarebbero cambiate. La signora fece un tuffo e sparì. Il frate converso calò il retino in mare e cominciò a prendere pesci di ogni specie e ad ogni calata la pesca era straordinaria e da quel giorno fu sempre così. Il padre guardiano non si dava una spiegazione di questo cambiamento e alle sue domande  il frate converso rispondeva che ci riusciva grazie all’aiuto del buon Dio, ma non convinto da quelle parole e spinto dal sospetto che il frate si appropriasse delle elemosine che i fedeli mettevano nella cassetta e il pesce lo comprasse, un giorno decise di seguirlo. Arrivato sul posto vide il frate converso seduto in uno scoglio a recitare il rosario e rimase stupefatto quando un grosso polpo uscito dall’acqua si diresse verso la cassetta del pesce, d’istinto il padre guardiano si precipitò in direzione del polpo gridando: “prendilo, prendilo”, ma in questa corsa scivolò dagli scogli e ruzzolò giù verso il mare e non sapendo nuotare venne inghiottito dalle onde ma in suo aiuto si tuffò anche il frate converso che naturalmente non sapendo nuotare anch’esso fece la stessa fine.  La leggenda narra che in quell’istante iniziò una mareggiata, alla fine della quale,  apparvero i due scogli, uno più piccolo e l’altro più grande, appunto i ” Ru Frati”

I Due Fratelli

La seconda leggenda,  forse la più conosciuta, parla di un giovane ragazzo che marinando la scuola si avvia verso la scogliera, il mare è in tempesta, in uno di quei giorni in cui potrebbe inghiottire il mondo intero, ma lui è abituato a quello spettacolo e soprattutto affascinato. Il ragazzino non si rende conto del tempo che passa ma i genitori preoccupati invece sì e inviano il fratello più grande a cercarlo. Il fratello maggiore lo intravede in lontananza sulla scogliera e incomincia a gridargli di tornare a casa che i genitori erano in pensiero, ma il ragazzino impaurito dalle conseguenze scappa tra gli scogli fin quando scivola e precipita verso il mare in tempesta, il fratello maggiore non ha esitazioni e prova salvarlo ma viene anche lui inghiottito dal mare. A fine tempesta in quel punto spuntarono due scogli, uno più grande ed uno più piccolo, appunto i ” Ru Frati”.

Queste leggende che diedero il nome a questi scogli, sono vecchissime, pensate che già nel 1778  Vivant Denon durante il suo viaggio a Siracusa cita i “due fratelli” scrivendo: «Davanti a noi ci sono due scogli, chiamati i Due Frati.»

A. Valenti