La Latomia dei Cappuccini, la storia, l’attuale abbandono e la leggenda della Sibbia

La Latomia dei Cappuccini è la più grande tra le Latomie di Siracusa.

Fu utilizzata sin dal VI secolo a.C. come cava per arricchire la città di monumenti e abitazioni. Tra le prime testimonianze del luogo Ippolito di Roma nella Refutatio contra omnes haereses scrive che per Senofonte, nelle latomie, si sono trovate impronte di pesci e di foche.

Dopo la vittoria di Siracusa sulle truppe ateniensi, i soldati catturati furono rinchiusi e lasciati morire all’interno delle latomie, tra cui quella dei Cappuccini (413 a.c).

Sono visibili anche tracce di un utilizzo successivo all’epoca greca (ipogei) come luogo di culto e necropoli pagana e cristiana.

Nel 827 durante l’assedio di Siracusa da parte del generale persiano Asad ibm al-Furat la latomia viene utilizzata come luogo di accampamento per le truppe musulmane assedianti.

Alla fine del Cinquecento la latomia fu integrata al sovrastante  convento di frati, da cui poi prese definitivamente il nome, ceduta dall’allora Università di Siracusa. Da quell’epoca fu sfruttata come orto per gli usi del convento, creato il giardino e un sistema di irrigazione

Dalla seconda metà del Settecento sino alla fine dell’Ottocento Siracusa entrò nel circuito del Gran Tour la Latomia dei Cappuccini divenne una delle attrazioni più importanti.

Nel 1868 l’intero complesso delle latomie divenne di proprietà pubblica e acquisito dal Comune di Siracusa a seguito della legge sulla confisca dei beni ecclesiastici. Solo all’inizio del Novecento  l’area fu aperta al pubblico e destinata a giardino grazie la realizzazione di infrastrutture, tra cui anche un piccolo teatro all’aperto, la suddivisione in aiuole e l’impianto di diverse specie ornamentali. A seguito di un crollo che interessò parte della Latomia, negli anni sessanta fu chiusa al pubblico per motivi di sicurezza e lasciata in abbandono.

Negli ultimi anni, grazie all’intervento di Italia Nostra Siracusa, che rese fruibile il sito dopo una serie di lavori di consolidamento e di sistemazione, tutta la Latomia  fu  riaperta al pubblico. Poi fu  gestita dalla società Erga e alla scadenza del bando non fu assegnata a nessuno perché fu  chiusa per dei crolli. L’assessore Granata, quando fu ufficializzata la chiusura (in realtà era di fatto chiusa da oltre 8 mesi)  si apprestò a dire che si trattava di un crollo di un metro quadro e lo avrebbero sistemato in tempi rapidi e si sarebbe provveduto all’immediata riapertura, da quelle dichiarazioni sono trascorsi circa due anni e la latomia è ancora chiusa. Pare che l’amministrazione comunale abbia partecipato ad un bando europeo ma di questi fondi non si conosce notizia certa. Triste epilogo di una bella storia, speriamo nel futuro. 

 

LA SIBBIA

La Sibbia è il punto più alto della latomia dei cappuccini, il termine Sibbia è una trasposizione sicula della parola latina selva, foresta, in quanto per molto tempo soprattutto dall’alto  quel grandissimo dirupo era enormemente invaso da una foltissima vegetazione. Per chi è siracusano, la parola Sibbia non tanto viene associata alle Latomie dei Cappuccini ma in realtà ad un luogo legato ai suicidi. Infatti fino agli anni 70-80 circa, se un siracusano si voleva suicidare lanciandosi nel vuoto sceglieva quasi tassativamente quel luogo. Si parla infatti di circa 30-40 suicidi dall’inizio del 900, con tante leggende annesse, come quella di una ragazza che buttandosi restò impigliata nella vegetazione e poi fu salvata o come quella della ragazza che parlò con un passante invitandolo ad avvisare i propri famigliari della sua morte apparendo a lui come un fantasma. Oggi la Sibbia resta un punto altissimo della città non so se ancora il più alto, lo si può visualizzare  dalla discesa che dalla Cittadella dello Sport porta esattamente ai Cappuccini. La vegetazione oggi  è molto più ordinata e si scorge meglio anche la sua profondità. Da oltre 30 anni non si sono registrati per fortuna suicidi in quel posto e speriamo che questo fenomeno non si ripeta mai più.

S. Bellio