Nell’articolo, molti degli uccisi di mafia dal 1940. Io la sogno libera.

Io sogno che un giorno la mia Sicilia e la mia Siracusa siano libere dalla mafia e dalla mafiosità. Molti di questi uomini lo hanno sognato e per cui lo sogno pure per loro. Non ci sono forse proprio tutti in questo elenco, un elenco reale credo sia impossibile realizzarlo,  ma sono già tantissimi così, ognuno ha la sua storia, forse qualcuno di questi con la mafia per un certo periodo della sua vita ci ha pure convissuto e fatto affari, ma quando ha deciso di uscirne la mafia non glielo ha perdonato. Alcuni sono veri Eroi altri solo vittime.  Ma gli eroi sono tanti e questo significa che esiste l’antimafia vera, così come esiste quella finta, quella che serve per fare carriera o per aiutare la mafia dall’interno.  Oggi la mafia è cambiata, è più furba. Ma resta sempre la mafia. Uccide meno ma uccide dentro. La mafia del pizzo e della gestione della droga, la mafia che offre lavoro ma vuole in cambio la tua anima. La mafia nella politica che silenziosamente continua a gestire molti degli appalti pubblici.

I politici siciliani, quasi tutti, evitano di dirla la parola MAFIA o se la dicono lo fanno  per grandi discorsi generali, per ricordare Falcone e Borsellino, ma mai per denunciarla nel proprio territorio. Noi non abbiamo paura e lo diciamo che a Siracusa la Mafia è viva e vegeta E LO DENUNCIAMO quotidianamente, lo facciamo anche per questi morti. 

Antonio Mancino (2 settembre 1943), carabiniere

Santi Milisenna (27 maggio 1944), segretario della federazione comunista di Enna

Andrea Raia (6 agosto 1944), organizzatore comunista

Calogero Comajanni (28 marzo 1945), guardia giurata, viene ucciso una mattina a Corleone (PA). La sua colpa era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio.

Filippo Scimone (1945), maresciallo dei carabinieri, viene ucciso nel 1945 a San Cipirello (PA).

Antonio Smeraldi e Filippo Marino (20 giugno 1945)

Calcedonio Catalano (18 agosto 1945).

Nunzio Passafiume (7 giugno 1945), sindacalista

Agostino D’Alessandro (11 settembre 1945), segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi

Liborio Ansalone (13 settembre 1945), Comandante dei Vigili Urbani ucciso per aver partecipato alla retata del 1926 insieme al Prefetto Cesare Mori.

Calogero Cicero, carabiniere semplice, viene ucciso a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945.

Fedele De Francisca, carabiniere semplice, viene ucciso anch’egli a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945.

Michele Di Miceli, viene ucciso nel 1945.

Mario Paoletti, viene ucciso nel 1945.

Rosario Pagano, viene ucciso nel 1945

Giuseppe Scalia (25 novembre 1945), segretario della Camera del Lavoro

Giuseppe Puntarello (4 dicembre 1945), segretario della sezione di Ventimiglia di Sicilia (PA) del Partito Comunista

Gaetano Guarino (16 maggio 1946), sindaco socialista di Favara (AG)

Tommasa Perricone, in Spinelli, detta Masina, viene uccisa il 16 maggio 1946 a Burgio, durante l’attentato mafioso contro il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco.

Pino Camilleri (28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro (AG)

Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina (PA) colpito dalla mafia il 21 dicembre 1946 e morto il 23 dicembre 1946

 

Accursio Miraglia (4 gennaio 1947), sindacalista, segretario della Camera confederale circondariale di Sciacca

Strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti (1º maggio 1947), contadini celebranti la festa del lavoro. Dell’eccidio venne accusato il bandito Salvatore Giuliano ma in realtà i mandanti erano alti esponenti della Democrazia Cristiana e i grandi mafiosi latifondisti.

Strage di Partinico (22 giugno 1947): sono uccisi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono dirigenti della locale Camera del Lavoro.

Strage di Canicattì (21 dicembre 1947): 4 morti e circa 20 feriti.

Epifanio Li Puma (2 marzo 1948), sindacalista ed esponente del Partito Socialista Italiano, capolega della Federterra

Placido Rizzotto (10 marzo 1948), ex-partigiano, dirigente del Partito Socialista Italiano e segretario della Camera del Lavoro di Corleone. Al suo omicidio assistette il pastorello Giuseppe Letizia, che fu ucciso dal mandante del delitto Rizzotto, il medico Michele Navarra, con un’iniezione letale.

Calogero Cangelosi (2 aprile 1948), esponente del Partito Socialista Italiano e sindacalista, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale

Giuseppe Biondo (22 ottobre 1948)

 

Filippo Intili (7 agosto 1952), sindacalista[10], segretario della Camera del Lavoro di Caccamo (PA).

Claudio Splendido (6 febbraio 1955), sorvegliante di un deposito stradale vicino Corleone. Venne assassinato perché aveva confessato alla polizia di aver visto il latitante Luciano Liggio riunirsi con dei suoi collaboratori.

Salvatore Carnevale (16 maggio 1955), sindacalista e militante del Partito Socialista Italiano di Sciara, in provincia di Palermo.

Giuseppe Spagnolo (13 agosto 1955), sindacalista e dirigente politico.

Pasquale Almerico (25 marzo 1957), maestro elementare, sindaco di Camporeale e segretario della sezione locale della Democrazia Cristiana.

Vincenzo Di Salvo (18 marzo 1958), sindacalista di Licata.

 

Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento.

Cosimo Cristina (5 maggio 1960), giornalista.

Paolo Bongiorno (27 settembre 1960), sindacalista.

Strage di Ciaculli (30 giugno 1963): il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell’esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci, uccisi dallo scoppio di un’autobomba abbandonata dai mafiosi in campagna.

Carmelo Battaglia (24 marzo 1966), sindacalista e dirigente politico del Partito Socialista Italiano di Tusa, in provincia di Messina.

Giuseppe Piani (29 dicembre 1967), nato a Santa Teresa di Riva nel 1929, appuntato dei carabinieri ucciso durante una scontro a fuoco con un latitante.

Strage di Viale Lazio (10 dicembre 1969): il pregiudicato Francesco Tumminello, il socio-custode-guardaspalle di Girolamo Moncada, il manovale Salvatore Bevilacqua, il custode del cantiere Giovanni Domè, Michele Cavataio e Calogero Bagarella.

 

 

Mauro De Mauro (16 settembre 1970), giornalista. sequestrato da un gruppo di mafiosi a causa dei suoi articoli giornalistici, il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Pietro Scaglione (5 maggio 1971), procuratore capo di Palermo.

Antonino Lo Russo (5 maggio 1971), autista di Pietro Scaglione.

Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972), giornalista de “L’Ora” e de “L’Unità”.

Gaetano Cappiello (2 luglio 1975), agente di pubblica sicurezza.

Giuseppe Russo (20 agosto 1977), tenente colonnello dei carabinieri. Insieme a lui viene ucciso l’insegnante Filippo Costa, 57 anni, che stava passeggiando con lui.

Carlo Napolitano (21 novembre 1977), presunto guardaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.

Giuseppe di Fede (21 novembre 1977), presunto guardaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina.

Ugo Triolo (26 gennaio 1978), Vice-pretore onorario di Prizzi, assassinato su mandato di Bernardo Provenzano.

Peppino Impastato (9 maggio 1978), giovane attivista politico e speaker radiofonico di Cinisi, in provincia di Palermo.

Salvatore Castelbuono (26 settembre 1978), Vigile Urbano Comune di Bolognetta (PA).

Carmelo Di Giorgio (5 gennaio 1979), operaio.

Filadelfio Aparo (11 gennaio 1979), vice Brigadiere della squadra mobile di Palermo.

Mario Francese (26 gennaio 1979), giornalista.

Michele Reina (9 marzo 1979), segretario provinciale della Democrazia Cristiana.

Carmine Pecorelli (20 marzo 1979), giornalista.

Giorgio Ambrosoli (12 luglio 1979), avvocato milanese liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona.

Boris Giuliano (21 luglio 1979), capo della squadra mobile di Palermo.

Calogero Di Bona (28 agosto 1979), maresciallo ordinario in servizio presso il Carcere dell’Ucciardone di Palermo

Cesare Terranova (25 settembre 1979), magistrato.

Lenin Mancuso (25 settembre 1979), maresciallo morto insieme a Cesare Terranova.

agguato a San Gregorio (CT) (10 novembre 1979), carabinieri Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara.

 

Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana.

Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano dei Carabinieri.

Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo di Palermo.

Vito Lipari (13 agosto 1980), sindaco DC di Castelvetrano (TP).

Carmelo Iannì (28 agosto 1980), imprenditore. Ucciso come rappresaglia per aver permesso ad alcuni poliziotti di infiltrarsi nel suo albergo ed arrestare il boss Gerlando Alberti.

Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo dei carabinieri di Palermo

Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico, docente universitario.

Alfredo Agosta (18 marzo 1982), maresciallo dei carabinieri di Catania del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri del Tribunale di Catania. Molto noto nella città dove operava per essere un investigatore scrupoloso e preparato.

Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PCI siciliano.

Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.

Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore.

 

Strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito.

Antonino Burrafato (29 giugno 1982), Vice Brigadiere di Polizia, si stava apprestando ad andare a lavoro. Giunto a piazza Sant’Antonio alle ore 15.30 a poche decine di metri dal carcere, un commando di quattro uomini lo uccise usando esclusivamente armi corte.

Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale.

Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo Alberto dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano; Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia, uccisi brutalmente mentre andavano a cena a Mondello.

Benedetto Buscetta e Antonio Buscetta (11 settembre 1982), figli del pentito Tommaso Buscetta di 34 e 32 anni. I due giovani vennero rapiti poi torturati e strangolati da Pippo Calò, Salvatore Cancemi e altri mafiosi che volevano scoprire dove si fosse rifugiato il boss; i cadaveri furono poi bruciati e mai più ritrovati.

Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente di polizia della squadra mobile di Palermo.

Giuseppe Genova e Orazio D’Amico (26 dicembre 1982), cognato e nipote di Buscetta.

Vincenzo Buscetta (29 dicembre 1982), fratello del pentito Tommaso.

Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani.

Mario D’Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri.

Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere.

Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere.

Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un’autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata del palazzo adiacente.

 

Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista.

Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista.

Mario Coniglio, (14 novembre 1984), macellaio, Coniglio aveva 55 anni quando fu massacrato dentro la sua bottega di via degli Emiri alla Zisa, a sparare contro l’ambulante furono due sicari con il volto coperto, a bordo di un vespone. Testimone uno dei figli che si trovava accanto a lui mentre veniva ucciso. La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza del padre di Ganci, Raffaele, boss del quartiere della Noce, e di Domenico Guglielmini, entrambi condannati a 30 anni di reclusione; confermata anche la condanna a 10 anni per il pentito Antonio Galliano, che aveva sempre negato il proprio coinvolgimento.

Pietro Busetta (7 dicembre 1984), imprenditore e maestro decoratore, vittima innocente. Ucciso solo per essere cognato di Buscetta. Il cognome simile è solo un gioco del destino.

Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano.

Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore. Rimase ferita anche la figlia Gaia di nove anni.

Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Rizzo in Asta, signora morta nell’attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche Giuseppe e Salvatore Asta, i due figli gemelli di 6 anni della donna.

Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore.

Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia.

Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti.

Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti al negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo. Un giovane a bordo di una motocicletta lo chiamò per nome. Claudio si avvicinò, l’uomo premette il grilletto ed un proiettile lo raggiunse in fronte, tra gli occhi. Morì all’istante. Cosa Nostra attraverso le gabbie del bunker del carcere de L’Ucciardone, avendolo concordato prima, fece leggere a Giovanni Bontade, fratello di Stefano Bontade (anche lui poi ucciso) un comunicato che condannava tale omicidio e che non attribuiva origini mafiose (Per tale comunicato pentiti quali Francesco Marino Mannoia e Giovanni Brusca hanno riferito che Giovanni Bontade fu ucciso l’anno seguente, avendo indirettamente ammesso l’esistenza di Cosa Nostra con quel “Noi..”). Polizia e Carabinieri per mesi brancolarono nel buio. Dopo vari possibili motivi, una recente sentenza in primo grado ha attestato che il piccolo sarebbe stato ucciso perché scomodo testimone di una relazione tra sua madre e Salvatore Graffagnino, titolare di un esercizio commerciale accanto alla cartoleria dei Domino. La mamma di Claudio ha respinto tali accuse. Precedentemente a tale sentenza, fonti confidenziali riferirono alla Squadra mobile che uno dei responsabili era Salvatore Graffagnino, che fu sequestrato il 26 dicembre dell’86, torturato e poi assassinato. Durante gli interrogatori, il padre di Claudio ha sempre smentito quelle voci secondo le quali sarebbe stato avvicinato da esponenti di Cosa Nostra e invitato a non indagare perché: «Claudio era stato vendicato».

Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo.

Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all’attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.

Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione.

Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio Stefano Saetta.

Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti e giornalista, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).

Giuseppe Montalbano (18 novembre 1988) medico, Camporeale, provincia di Palermo; ucciso perché il suo comportamento corretto dava “fastidio” ad un gregario di Giovanni Brusca che lavorava presso il comune di Camporeale

Pietro Polara (27 febbraio 1989), commerciante di macchine agricole. Venne assassinato a Gela (CL).

Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di due mesi

Vincenzo Miceli (23 gennaio 1990), geometra e imprenditore di Monreale, ucciso per non aver voluto pagare il pizzo.

Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vicesindaco di Villa San Giovanni.

Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia strangolato e sciolto nell’acido.

Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.

Nicola Gioitta (21 marzo 1990), gioielliere.

Gaetano Genova (30 marzo 1990), vigile del fuoco sequestrato e ucciso perché ritenuto un confidente della polizia. Il suo corpo verrà ritrovato 8 anni dopo in seguito alle dichiarazioni del pentito Enzo Salvatore Brusca.

Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana.

Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG).

Giovanni Salamone (12 gennaio 1991), geometra, imprenditore edile e consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT).

Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.

Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice.

Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.

Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato. Ucciso a Palermo da Salvatore Grigoli con il metodo della lupara bianca perché i mafiosi di Brancaccio sospettavano fosse a conoscenza degli autori dell’omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo. Al processo, Grigoli si autoaccusava dell’omicidio indicando altri 7 complici.

Salvatore Colletta e Mariano Farina (31 marzo 1992), due ragazzi di 15 e 12 anni scomparsi che si ritiene siano stati vittime di “lupara bianca”[senza fonte].

Giuliano Guazzelli (4 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri.

Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ed omonimo del giudice Paolo Borsellino.

Strage di Capaci (23 maggio 1992)Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone. Il mafioso pentito Giovanni Brusca si autoaccusò di aver guidato il commando malavitoso che sistemò l’esplosivo in un tunnel scavato sotto un tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci e fu lui a premere il pulsante del radiocomando che causò l’esplosione, proprio nel momento in cui passavano le auto di scorta del giudice Falcone.

Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi.

Vincenzo Milazzo (7 luglio 1992), boss di Alcamo (Trapani) torturato e ucciso con un colpo di pistola; pochi giorni dopo anche la sua convivente Antonella Bonomo, 23 anni incinta dell’uomo venne strangolata. Gli esecutori materiali dei delitti furono Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro. I cadaveri vennero poi sepolti in aperta campagna e ritrovati grazie alle dichiarazioni di un pentito.

Strage di via d’Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino (prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio)[11]; Walter Cosina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino. Dalle recenti indagini si è scoperto che i mandanti dell’attentato, messo in atto con un’autobomba parcheggiata sotto casa della madre del giudice Borsellino, vanno ricercati non solo all’interno di Cosa nostra ma anche negli ambienti della politica e dei servizi segreti deviati.

Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con il quale aveva iniziato a collaborare.

Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.

Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico.

Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.

Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell’imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima, quest’ultimo omonimo del giudice Paolo Borsellino.

Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista.

Angelo Gullo (22 gennaio 1993), ragazzo di 26 anni ucciso da Calogero Ganci e Salvatore Cancemi perché responsabile di essersi introdotto nella villa in cui risiedeva Salvatore Riina al momento del suo arresto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato [senza fonte].

Strage di via dei Georgofili a Firenze (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell’Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.

Strage di via Palestro a Milano (27 luglio 1993): Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno (vigili del fuoco); Alessandro Ferrari (agente di polizia municipale); Moussafir Driss (extracomunitario).

Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote, impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra nel quartiere Brancaccio a Palermo, controllato dalla famiglia Graviano. Viene beatificato il 25 maggio 2013.

Cosimo Fabio Mazzola (5 aprile 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo; la donna figlia del capomafia Giuseppe Agrigento non accettò di sposare Mazzola perché non appartenente al suo ambiente.

Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito.

Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito.

Calogero Panepinto (19 settembre 1994), fratello di Ignazio Panepinto, assassinato il 30 maggio dello stesso anno.

Pietro Sanua (Corsico, 4 Febbraio 1995)

Marcello Grado (2 marzo 1995), 23 anni, nipote del pentito Salvatore Contorno ucciso a colpi di pistola da due killer in motocicletta.

Luigi Vullo (2 marzo 1995), 22 anni incensurato, ucciso insieme a Marcello Grado.

Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta, ucciso da Leoluca Bagarella.

Gianmatteo Sole (22 marzo 1995), geometra di 24 anni. Torturato e bruciato vivo perché stava indagando sull’omicidio di Marcello Grado, in quanto fidanzato di sua sorella Angela.

Pierantonio Sandri (3 settembre 1995), giovane di Niscemi, sequestrato e ucciso perché testimone di atti intimidatori, il corpo occultato è stato recuperato 14 anni dopo, in seguito alle rivelazioni di un pentito.

Paolo De Montis (21 settembre 1995), Finanziere Mare, originario di Santa Giusta (OR), venne ucciso e il suo corpo abbandonato presso la discarica di Bellolampo, poco fuori Palermo.

Serafino Famà (9 novembre 1995), avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un esempio di onestà intellettuale e professionale.

Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995) Poliziotto Penitenziario in servizio all’Ucciardone di Palermo, ucciso per ordine del boss Vincenzo Virga.

Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico.

Luigi Ilardo (10 maggio 1996), cugino del boss Giuseppe Madonia, ucciso poco prima di divenire un collaboratore di giustizia.

Santa Puglisi (27 agosto 1996), giovane vedova ventiduenne di un affiliato a un clan mafioso, picchiata e uccisa nel cimitero di Catania insieme al nipote Salvatore Botta di 14 anni.

Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di colpi di pistola in testa, in un agguato in “contrada Sgarro” (Catania). Gli omicidi non hanno ricevuto alcuna condanna dal processo, celebrato nell’aula bunker del carcere “Bicocca” di Catania; il processo è stato celebrato anche in Corte d’appello e in Cassazione, senza che la famiglia del ragazzo venisse informata.

Giuseppe La Franca (4 gennaio 1997), avvocato, assassinato perché non voleva cedere le sue terre ai fratelli Vitale.

Giulio Giuseppe Castellino (25 febbraio 1997), Ferito gravemente alla testa con colpi di arma da fuoco il dott. Giulio Giuseppe Castellino, dirigente del Servizio d’igiene pubblica presso la Usl di Agrigento. Castellino è stato per oltre un decennio ufficiale sanitario a Palma di Montechiaro (AG), dove abitava. Consigliere Comunale ed Assessore nel Comune di Palma di Montechiaro per diverse volte. Nel novembre 1997 furono sparati colpi di lupara contro il portone della sua abitazione. Castellino spirerà il 25 febbraio.

Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estorsori

Giuseppe Lo Nigro (1º dicembre 1997), imprenditore edile, scomparso da Altofonte, in provincia di Palermo ancor’oggi di lui nessuna traccia.

Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista di Caccamo, in provincia di Palermo, la cui morte è, ancor’oggi, ignota.

Stefano Pompeo (22 aprile 1999), ragazzo ucciso per errore al posto di un potente boss locale.

Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana.

Sultano Salvatore Antonio (21 luglio 1999), ragazzo ucciso per sbaglio dentro una sala da barba nel quartiere San Giacomo a Gela in provincia di Caltanissetta.

Hiso Telaray (8 settembre 1999), stagionale nelle terre di Cerignola proveniente dall’Albania, ucciso per ribellione dai caporali di Capitanata, in provincia di Foggia. Realizzato cortometraggio il 15 settembre 2014 [vittima di Cosa Nostra o di Sacra Corona?]  

Vincenzo Vaccaro Notte (3 novembre 1999), imprenditore di Sant’Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi.

Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come “Cosca dei Pidocchi”.

Attilio Manca (11 febbraio 2004), medico urologo, fu trovato morto nella sua casa di Viterbo. Dall’autopsia si riscontrò la presenza di sostanze stupefacenti nel suo corpo ed inizialmente si pensò che il suo fosse un caso di overdose. In realtà fu ucciso forse per coprire un intervento avuto dal boss Bernardo Provenzano a Marsiglia.

Giuseppe D’Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso per sbaglio davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.

Enzo Fragalà (26 febbraio 2010), avvocato e politico, ucciso perché indirizzava i suoi clienti all’apertura verso la magistratura.

Tutto lo staff di SiracusanDonews